Ermellino

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La sua pelliccia invernale candida, con l'inconfondibile fiocchetto nero che  ne abbellisce l’estremità della coda, ha ornato da sempre i manti regali, di nobili, di accademici e di giudici.

L’ermellino, contrariamente a quanto farebbe pensare il candore del suo mantello, è un predatore crudele e sanguinario. È parente stretto della donnola, a cui assomiglia molto in estate, sia per il colore del mantello, che è bruno in entrambe le specie, sia per la forma slanciata, sia per le abitudini predatorie, si potrebbero confondere se non fosse per l'apice della coda, sempre nero nell’ermellino,  e per le sue maggiori dimensioni.

Il suo areale di diffusione interessa tutta l'Europa continentale e del nord, limitandosi, a sud, alle grandi catene montuose che delimitano il clima continentale dal clima mediterraneo.

Il mimetismo, nei nostri territori innevati per gran parte dell’anno, è dei pochi artisti del bianco. Per essi lo sfondo di un candido manto nevoso non rappresenta un pericolo o un ostacolo, poiché sono in grado di mutare gradualmente, a partire dall’autunno, il colore della loro pelliccia, fino a confonderlo perfettamente con la neve. Come l’ermellino si comportano la Pernice bianca [Lagopus mutus] e la Lepre variabile o Lepre bianca [Lepus timidus], tre mondi completamente diversi che hanno seguito le medesime strategie evolutive di adattamento cromatico al mutare delle caratteristiche ambientali stagionali.

Alcuni studi hanno potuto dimostrare che la variabilità cromatica stagionale del mantello dell’ermellino no è dovuta solamente a condizioni direttamente collegate al clima e alla durata della luce, ma anche a specifici fattori genetici ereditari.

Questo predatore  frequenta ambienti montani di qualsiasi tipo, prediligendo zone boscose e riparate, con pietraie e massi rocciosi, tra i cui anfratti sceglie il suo rifugio.

L’incontro con questo bellissimo predatore è piuttosto raro, e lascia sempre un  vivo ricordo. Antiche leggende lo dipingono come un animale assai scaltro, capace di  affascinare e incantare le sue prede con acrobazie giocose e di eccezionale vivacità, come se si trattasse di danze rituali che esegue prima di aggredirle fulmineo la vittima.

Negli ermellini le femmine sono sensibilmente più piccole dei maschi; le zampe, rispetto alle dimensioni del corpo, appaiono piuttosto corte, e il corpo è decisamente affusolato, il che permette loro di inseguire agevolmente, fin nelle loro tane, i piccoli roditori di cui sono terribili predatori. 

La vita familiare ha inizio nella tarda primavera, quando nascono i  piccoli, solitamente da 5 a 8, che   rimarranno con la madre, per lo svezzamento e il necessario periodo di apprendimento delle tecniche di caccia, fino al tardo autunno. L’accoppiamento avviene nel corso della bella stagione, ma l’ermellino, diversamente dalla donnola, è in grado di sospendere e differire lo sviluppo embrionale per concentrare le nascite tute in primavera. I mesi trascorsi con la madre sono fondamentali, in particolare per i predatori, per apprendere molte delle tecniche di caccia che istintivamente sono solamente abbozzate; con il gioco apprendono i movimenti fondamentali per aggredire e non mollare la preda, apprendono come avvicinarsi e come predisporre un agguato, e dalla madre apprendono come uccidere, con un morso preciso, le prede, e come divorarle.

L'ermellino è scaltrissimo, prudente, sospettoso, e caccia le sue prede preferibilmente all'agguato, inseguendole poi decisamente fino alla cattura. La sua dieta comprende tutte le specie di mammiferi inferiori, in prevalenza piccoli roditori, anche di dimensioni ben più grandi di lui, compresi  conigli selvatici e piccole lepri, oltre agli uccelli che riesce a catturare.

Per questi bellissimi predatori alpini la bella stagione offre sempre molte chance, la vita sui monti, anche sulle vaste praterie, è in continuo fermento, e la caccia ha quasi sempre successo. Un po’ più duro è l’inverno, quando molte specie se ne sono andate lontano, come quasi tutti gli uccelli, e le altre possibili prede divengono sempre più scaltre, ma la natura è intervenuta per offrire loro, con il candore del mantello, un’arma in più, che li rende quasi invisibili.

Nonostante si trovi quasi al vertice della catena alimentare, anche l’ermellino, per la sua piccola taglia, può essere a sua volta vittima di altri predatori, come il Gufo reale, l’Astore e la Lince.

L'inverno avvolge, con il suo manto candido e i suoi silenzi, queste solitarie e straordinarie creature, ombre bianche nei misteri profondi della natura.

Flavio Galizzi